Apparentemente lontanissimi, lo Yoga con le sue origini indiane, il Karate con le sue origini giapponesi. Eppure così vicini. In fondo Bodhidharma nacque in India intorno al 480 d.C., in un tempo in cui lo Yoga costituiva già il cuore dell’India, e solo da adulto, intorno al 520 d.C., si diresse verso la Cina, dove nei pressi del Tempio Shaolin si ritirò in meditazione per nove anni, diventando in seguito il primo Patriarca in Cina e segnando l’inizio del Ch’an. Leggenda narra che provando compassione per i monaci del Tempio di Shaolin, deboli e in cattive condizioni fisiche per lo stile di vita condotto al tempio, Bodhidharma insegnò loro degli antichi esercizi e delle tecniche di respirazione appresi in India. Proprio dalla fusione di queste tecniche “yogiche” con le prime forme di arti marziali già presenti in Cina, come lo Shaolin-chuan-Shu (arte del pugno del monastero della piccola foresta), si svilupparono tutte le successive arti marziali che approdarono in Giappone, e in definitiva il Karate.
La figura di Bodhidharma e perciò la pratica meditativa, ha costituito l’anello di congiunzione tra lo Yoga ed il Karate. Il naturale passaggio da Dhyana, la pratica meditativa fulcro dello Yoga, a Ch’an, pratica meditativa portata da Bodhidharma in Cina ed infine a Zen, pratica meditativa adottata nei monasteri in Giappone rivela un’evoluzione, con i normali cambiamenti nell’approccio alle tre diverse culture, di quella che in essenza può essere considerata la stessa pratica meditativa.
Yoga e Karate, due STRUMENTI formidabili, ciascuno con le sue peculiarità, ma con lo stesso fine comune ed intramontabile, anzi oggi attuale più che mai: la conoscenza di se stessi, l’auto-perfezionamento. Sotto tutti gli aspetti del VIVERE. Che lo si cerchi o no, che lo si voglia o no, che ve ne sia più o meno consapevolezza, il percorso di conoscenza, di evoluzione personale, di ritrovamento di se stessi, si traccia da solo attraverso la pratica. La PRATICA, parola chiave, dello Yoga come del Karate, è lo strumento vero e proprio attraverso cui si plasmano carattere, personalità, educazione, pensiero. La DISCIPLINA, altra parola chiave, imposta dalla pratica e via via sempre più auto-imposta, è un altro strumento di crescita.
Dalla pratica in palestra ad innalzamento a STILE di VITA il passo è breve. È un’evoluzione naturale, un ampliamento dello spazio e del tempo dedicati alla pratica, fino al punto che la vera palestra diventa la vita. In cui ogni evento è spunto per un “allenamento personale”. Di cose scritte sullo Yoga e sul Karate se ne trovano a bizzeffe, nei libri, antichi e moderni, sul web…anche troppe. A volte risultano utili, a volte sono fuorvianti. Quello che vorremmo condividere con gli allievi e con chi si imbatterà nella lettura di queste righe è cosa sono PER NOI lo Yoga ed il Karate.
Lo Yoga ci piace considerarlo la Via dell’Amore, inteso come principio unificante. Amore verso se stessi, verso il prossimo, verso tutto ciò che ci circonda, amore per la vita e amore per ciò che va oltre il nostro mondo. Si potrebbe anche intenderlo come Via della Pace, intesa come riappacificazione di se stessi con se stessi, con gli altri, con il mondo. Una sorta di comunione. È un profondo percorso alla ricerca di una completa reintegrazione. Percorso non segnato, nascosto, da scoprire piano piano a suon di ESPERIENZA.
Il Karate è invece la Via della Guerra, per così dire, nel senso di Via del Coraggio, del superamento della paura e dei propri limiti in genere. Percorso impervio, in cui al superamento di ogni ostacolo che si incontra succede la comparsa di nuovi ostacoli, sempre più grandi e ardui, il cui continuo superamento attraverso la forma, rappresenta proprio quell’andare oltre che è alla base del progresso e della crescita. Via della Guerra non tanto contro l’altro, che nella pratica è solo un avversario fittizio, un COMPLICE, quanto contro se stessi. Guerra che si intraprende essenzialmente per sconfiggere il proprio EGO.
In questo senso Yoga e Karate sono due strade complementari, più che contrapposte. Corrono parallele verso la stessa meta e si intersecano innumerevoli volte. Anzi si potrebbe dire che sono un’unica Via, a doppia corsia con linea tratteggiata. Cosicché il passaggio dall ’una all’altra è assai veloce e semplice, a seconda delle situazioni si predilige una corsia rispetto all’altra e capita, magari su qualche curva difficile, di camminare a cavallo delle due corsie.